COMUNICATO CITTADINO FNS “Sicilia Indipendente” Caltagirone: VIA IL BUSTO DEL CRIMINALE ASSASSINO RAFFAELE CADORNA DA PALAZZO DELL’AQUILA

 

COMUNICATO CITTADINO FNS “Sicilia Indipendente” Caltagirone

VIA IL BUSTO DEL CRIMINALE ASSASSINO RAFFAELE CADORNA DA PALAZZO DELL’AQUILA

Caro Sindaco di Caltagirone:

Il busto del criminale “Generale RAFFAELE CADORNA “ va rimosso immediatamente dal Comune.

Il busto del generale Raffaele Cadorna esposto lungo la scala monumentale del Palazzo dell’Aquila (Comune) di Caltagirone

Egli è stato un criminale assassino che represse nel sangue la vita di migliaia di patrioti siciliani che osarono ribellarsi per ridare speranza, dignità e libertà a tutto il Popolo. La sua esposizione offende la loro memoria. Memoria che custodiamo gelosamente. Memoria di quanti, uomini, donne e ragazzi siciliani, si ribellarono ai ladri e agli assassini della finta unità d’Italia!

E’ di questa memoria che vogliamo parlare.

Il 15 Settembre del 1866, a Palermo, e in gran parte dei paesi del circondario, ebbe inizio la grande sommossa indipendentista che sarebbe passata alla storia come la RIVOLTA DEL SETTE E MEZZO, per la sua durata che si sarebbe protratta per oltre sette giorni. Fu una rivolta popolare, annunziata e a grandissima partecipazione degli ambienti cattolici, ma sostanzialmente laica e interclassista. Con la quale il Popolo Siciliano contestava il ruolo di COLONIA assegnato alla Sicilia nel 1860 e reclamava libertà, progresso, indipendenza e scelte di politica economica e finanziaria adeguate alle esigenze della Sicilia”.

Anche se noi non c’eravamo, ricordiamo con molta invidia quel periodo: un periodo in cui i siciliani tiravano fuori i coglioni contro la dominazione Sabauda.

Oggi viviamo un periodo simile. Anzi, per certi versi peggiore. Perché, nel 1866, cominciava a essere chiaro che, per il Sud d’Italia, il Risorgimento era stato una grande presa in giro, come riconoscerà lo stesso Garibaldi quando, nella vecchiaia, ammetterà che mai e poi mai avrebbe messo piede in Sicilia e nel Mezzogiorno, perché i meridionali avrebbero avuto tutte le ragioni del mondo per prenderlo a sassate.

“La rivolta, dopo un buon successo iniziale, fu domata, MANU MILITARI, soltanto il giorno ventidue, in modo tragico e sotto una pioggia di bombe, provenienti dalle artiglierie delle navi della Flotta Militare del Regno d’Italia e dalle truppe del Regio Esercito comandate, queste ultime, dal Generale ANGIOLETTI.

Tutte queste formazioni militari (forti di oltre 40.000 uomini) erano agli ordini del Generale RAFFAELE CADORNA, nominato di proposito Commissario Regio per la Sicilia. Era stato anche proclamato lo STATO D’ASSEDIO (per tutta la Sicilia). Capo del Governo italiano era Bettino RICASOLI; mentre il Re d’Italia era Vittorio Emanuele II.

A questo generale Cadorna, un assassino mandato da Casa Savoia, ancora oggi Palermo e la Sicilia, indegnamente, dedicano strade o piazze: non sarebbe il caso, di intitolare queste via o piazze ad altre personalità e, sbarazzarci di tutti i porci che, negli anni subito successivi alla presunta unificazione italiana hanno scannato i meridionali nel nome dei banditi piemontesi?

“Le forze armate italiane e la flotta militare erano, inoltre, facilmente manovrabili perché ancora ‘mobilitate per la Terza Guerra d’Indipendenza, già terminata ma per la quale non era stato ancora firmato il Trattato definitivo di Pace. Vittorio Emanuele II, informato dei fatti, aveva subito scritto di suo pugno (ed in lingua francese) un MESSAGGIO al Capo del Governo RICASOLI, raccomandandogli di NON AVERE PIETA’’ di quella plebaglia. Insomma: il nemico da combattere e da abbattere era, ancora una volta, il POPOLO SICILIANO.

“La repressione fu tremenda. Si contarono fra i ribelli oltre 10.000 morti. Furono eseguite fucilazioni senza processi, né verbali. Furono praticate torture e violenze di ogni genere, anche contro i semplici “SOSPETTI” (di ribellione). Le rappresaglie e le persecuzioni politiche e poliziesche si sarebbero protratte per circa un quinquennio dalla data del 22 settembre 1866. Le manipolazioni della verità, la disinformazione, la congiura del silenzio, la CENSURA, messe in atto dal Governo italiano e dai suoi rappresentanti, non riuscirono, però, a soffocare tutte le testimonianze, né tutti gli urli di dolore delle povere vittime. Alcune testimonianze preziose sono sopravvissute e sono pervenute alla nostra conoscenza. La verità, insomma, è venuta a galla.

Lo spirito rivoluzionario del Popolo Siciliano contro l’oppressione colonialista interna del Regno d’Italia (e di chi gli è subentrato), non sarebbe stato mai distrutto completamente, né domato.

Via il busto del criminale Cadorna da Palazzo dell’Aquila!

Quindi nulla di personale contro l’assessore alla Cultura  ma solo ricerca e pretesa di verità storica.

E’ questo il compito di una forza politica come il Fronte Nazionale Siciliano “Sicilia Indipendente”.

Francesco Perspicace

Segretario Politico Nazionale FNS “Sicilia Indipendente”