E se il Sud cominciasse a pensare alla propria Indipendenza? Proprio come la Sicilia

Non si tratterebbe di una novità. Lo pensava già, nel 1911, il grande meridionalista Gaetano Salvemini.

salvemini-s600x600

Proprio quando il sistema di potere di Giolitti derubava il Sud per foraggiare il ‘Triangolo industriale’ Milano-Torino-Genova, condannando le Regioni del Mezzogiorno al sottosviluppo economico e sociale tra Prefetti, mafie e ascari, Salvemini pensava a “a due Stati italiani distinti”. Oggi il Governo Renzi è per molti versi peggiore dei Governi Giolitti: oltre che derubare il Mezzogiorno, Renzi e i suoi sono anche razzisti. Non a caso si parla di Indipendenza siciliana. E ora anche di Indipendenza di tutto il Sud

Un post su facebook di Andrea Pingio riposta una foto e una lettera che Gaetano Salvemini, eminente meridionalista, scrisse nel 1911 a Salvatore Lucchese, riportata da quest’ultimo nello scritto: “Federalismo, socialismo e questione meridionale in Gaetano Salvemini”, ed. Lacaita. Sono considerazioni importanti e molto attuali:

“Ogni giorno che passa – scrive Salvemini – diventa sempre più vivo in me il dubbio, se non sia il caso di solennizzare il cinquantennio [dell’Unità] lanciando nel Mezzogiorno la formula della separazione politica. A che scopo continuare con questa unità in cui siamo destinati a funzionare da colonia d’America per le industrie del Nord, e a fornire collegi elettorali ai Chiaroviglio del Nord[…] Perché non facciamo due Stati distinti? Una buona barriera doganale al Tronto e al Garigliano.

Voi vi consumate le vostre cotonate sul luogo. Noi vendiamo i nostri prodotti agricoli agli inglesi, e comperiamo i loro prodotti industriali a metà prezzo. In cinquant’anni, abbandonati a noi diventiamo un altro popolo. E se non siamo capaci di governarci da noi, ci daremo in colonia agli inglesi, i quali è sperabile ci amministrino almeno come amministrano l’Egitto, e certo ci tratteranno meglio che non ci abbiano trattato nei cinquant’anni passati i partiti conservatori, che non si dispongano a trattarci nei prossimi cinquant’anni i cosiddetti democratici”.

Insomma, per Salvemini, già nel 1911, il Mezzogiorno d’Italia d’Italia avrebbe fatto bene a staccarsi dall’Italia. Il grande meridionalista – che conosceva molto bene la realtà del Sud, metteva nel conto anche l’incapacità dello stesso Meridione ad autogovernarsi. E non nascondeva – ad appena cinquant’anni di Unità d’Italia – una tesi un po’ ardita: piuttosto che restare nell’Italia che, già da qualche anno, era nelle mani di Giovanni Giolitti, per il Sud Italia sarebbe stato meglio diventare una colonia inglese.

In realtà, cinquant’anni prima, erano stati proprio gli inglesi a consegnare la Sicilia – e alla fine anche il Sud Italia – ai Savoia. Cinquant’anni dopo Salvemini, con estrema lucidità, non esitava a ragionare per paradossi. Una riflessione, quella sua sugli inglesi, che non era affatto campata in aria. Salvemini era stato un attento osservatore dei danni che proprio il Governo Giolitti aveva prodotto al Mezzogiorno, dislocando tutte le risorse dell’Italia di allora in quello che sarebbe poi diventato il ‘Triangolo industriale Milano-Torino-Genova.

Per Giolitti – e per gli interessi economici e politici che stavano dietro al suo Governo – il Sud era solo un territorio da ‘spolpare’ (metafora usata da un altro grande meridionalista di quegli anni, Giustino Fortunato, che parlava, per l’appunto di “osso del Sud”) per drenare risorse da portare al Nord da ‘industrializzare’. Una zona del Paese da amministrare con i Prefetti, dallo stesso Giolitti controllati, che in alcuni momenti applicavano le leggi e in altri momenti si avvalevano delle mafie locali per reprimere le proteste delle popolazioni meridionali.

Fatti, personaggi e cose che Salvemini denuncerà in un volume che per l’Italia che ancora oggi celebra Giolitti come lo statista di Dronero” rimarrà sempre ‘indigesto’: Il Ministro della malavita.

E oggi? Oltre cento anni dopo tante delle denunce di Salvemini sull’abbandono del Sud restano attuali. Basti pensare a quanto siano ancora oggi valide le sue considerazioni sull’ascarismo (noi ne abbiamo parlato qui). Ed è incredibile che questa lettera coincida con un altro elemento che sta venendo fuori in questi giorni: la verità sulla cosiddetta Brexit, cioè sulle conseguenze dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Ricordate, nei giorni precedenti e subito successivi al referendum inglese le notizie catastrofiche sul Regno Unito diffuse dall’Unione Europea e da tanti mezzi d’informazione del nostro Paese? L’economia inglese sarebbe sprofondata, i giovani studenti di questo Paese sarebbero stati penalizzati e via continuando con le previsioni catastrofiche per la Gran Bretagna.

Ebbene, ad appena qualche mese dall’uscita dall’Unione Europea, l’economia del Regno Unito vola: occupazione in aumento, consumi in crescita, aumento degli investimenti.

E l’Italia, che con le sua fanfare renziane pronosticava disastri per gli inglesi? Si è verificato l’esatto contrario: i disastri economici che Renzi, dalle Tv di Stato, indicava come prossimi per gli inglesi, stanno invece colpendo l’Italia: crescita zero, nessun aumento dell’occupazione e aumento delle tasse.

Così al nostro capo del Governo non rimangono che altre bugie: come quella che avrebbe abbassato le tasse. Una balla smentita dalle Province trasformare in pompose città Metropolitane e lasciate senza soldi e senza Bilanci 2016, con le Regioni allo stremo, con Comuni al verde.

Insomma, l’Italia di Renzi non solo non ha abbassato le tasse, non solo non ha rilanciato l’economia, ma ha anche costretto Regioni, Comuni ed ex Province a tagliare i servizi ai cittadini.

L’Italia sta affondando. Tornano d’attualità le considerazioni di Salvemini: non è arrivato il momento, per il Sud Italia, di pensare a se stesso? Del resto, non è forse vero che il Sud Italia, durante il regno delle due Sicilia, se la passava meglio rispetto ai disastri provocati dall’Unità d’Italia?

Anche le fesserie che ci hanno raccontato a scuola, per decenni, vengono piano piano smentite. Le bugie raccontate dagli storici su Garibaldi, sull’Impresa del Mille non reggono più (qui potete trovare la nostra Controstoria dell’Impresa dei Mille).

Il grande meridionalista pensava due Stati: e non disdegnava l’ipotesi di un ruolo attivo dell’Inghilterra per liberare il Mezzogiorno dall’Italia di Giolitti.

L’Italia di Giolitti, per la cronaca, era quanto di più antimeridionale allora si potesse immaginare: ma anche l’Italia di Renzi, oggi, non scherza quanto ad antimeridionalismo. Un atteggiamento, quello del Governo Renzi, che sfiora il razzismo, come ripete spesso Pino Aprile, l’autore di Terroni.

Pensate: pur di non ammettere che gli studenti delle regioni del Sud sono più bravi, a scuola, degli studenti del Nord si sono inventati che i nostri docenti sarebbero di manica larga. Sono veramente penosi!

Insomma, ci sono tutte le condizioni per cominciare a pensare a qualcosa di più dell’Autonomia del Sud. Un Mezzogirono indipendente, magari fatto da tante Regioni in dipendenti.

Negli anni ’50 del secolo passato, quando in Italia c’era ancora una sinistra politica fatta da comunisti e socialisti, si parlava di un “Sud all’opposizione”.

Oggi i tempi sono cambiati. Quello che rimane della sinistra italiana è imprigionata dal renzismo. Per il Sud è arrivato il momento di pensare alla libertà…

La Sicilia, come la Catalogna, guarda oggi all’indipendenza. E la stessa cosa dovrebbero fare le altre Regioni del Sud.

2000px-Regno_di_Sicilia_1154.svg

(…articolo pubblicato si “I NUOVI VESPRI” 21 agosto 2016)