L’INDIPENDENZA DEL MERIDIONE D’ITALIA E’ L’UNICO PROGETTO POLITICO SERIO DI RISCATTO PER TUTTI POPOLI DEL SUD.

Oggi, tutti noi leggiamo e sentiamo parlare di “senso dello Stato” e di “rispetto del cittadino”. “Ma accidenti, ma di cosa si tratta?” Eppure queste affermazioni vengono solennemente ripetute, un giorno sì e l’altro pure, al punto da rendercele praticamente familiari, ma senza riuscire più a coglierne significato e sostanza. Eppure, sono due facce della stessa medaglia: la democrazia – che, ormai in Italia è come l’araba fenice, “che ci sia ognun lo dice, cosa sia nessun lo sa” – e rappresentano i caposaldi della crescita di ogni Paese che si rispetti. Evidentemente, però, l’Italia non lo è più. Da tempo. E, a dire il vero, nei confronti del Sud, in questi 156 anni di (dis)unità – tranne che per brevi periodi – non lo è mai stato. Per averne consapevolezza, basta leggersi le cifre contenute in questa tabella – tratta dal libro “SuperSud – quando eravamo primi” Iuppiter 2010 – che rappresentano, in valute cronologicamente comparate, il gettito dei diversi territori peninsulari all’erario dell’Italia appena (dis)unificata dai sabaudi.
 
TABELLA
In cambio il Mezzogiorno venne ricompensato con la riduzione a rango di colonia. Tant’è che, mentre per i meridionali la tassazione subì un notevole appesantimento, per i piemontesi, invece, gli imponibili crollarono vertiginosamente. Sicchè con i fondi risparmiati e quelli prelevati dal Sud, i sabaudi provvidero a rafforzare ed a consolidare ulteriormente il proprio apparato produttivo. E così – come ebbe a scrivere Francesco Saverio Nitti nel libro “Prime linee di un’inchiesta sulla ripartizione territoriale delle entrate e delle spese dello Stato in Italia”, pubblicato nel 1900 – il sistema fiscale piemontese contribuì ad agevolare “il drenaggio dei capitali dal Sud al Nord”. Il che è continuato, ed ancora prosegue, ininterrottamente, fino ai nostri giorni, riducendo quello che era il più ricco Stato italiano nella cenerentola dell’economia peninsulare e, di conseguenza, europea. Ed il peggio è che, mentre da un lato, continuava ad arricchirsi e crescere ai loro danni, dall’altro, l’Ita(g)lia, non si è mai fatta alcuno scrupolo nell’offendere i meridionali, convincendoli di essere la “palla al piede” del Paese e di impedirne la crescita, definendoli tutti, senza alcuna distinzione: “mafiosi”, “imbroglioni”, “ladri”, “fannulloni”, “disoccupati cronici”, “assistiti” e, dulcis in fundo, incalliti “evasori fiscali”, quindi, di non aver alcun “senso dello Stato” e trasgredire leggi e disposizioni e non offrire alcun supporto al suo sviluppo, anzi, contribuendo ad impoverirla.
 
Tutto questo, nonostante la realtà si sia più volte preoccupata di dimostrare il contrario. Che certo il Mezzogiorno non è un paradiso terrestre, ma non è neanche la foresta di Sherwood. C’è criminalità, ma la stragrande maggioranza degli abitanti è gente onesta e pulita; c’è chi evade le tasse, ma anche quelli – e pure in questo caso, si tratta della stragrande maggioranza – che non si sottraggono a tale obbligo; c’è corruzione politica e non, ci sono corrotti e corruttori, ma anche politici ed imprenditori senza macchia e – scusate se mi ripeto – sono stragrande maggioranza. Niente di più, niente di meno, di quello che succede nelle altre aree del Paese. Ciò che, in realtà, impedisce al Sud di crescere è quello sorta di sceriffo di Sherwood, ovvero il Governo centrale, che toglie ai più deboli (Sud) per dare ai più forti (Nord), che ai primi promette certo, ma manca sicuro e per i secondi realizza. Non è un caso, insomma, se al Sud latitano i servizi e mancano le infrastrutture indispensabili per la crescita socio-economica dell’area. Tutto quello, cioè, che toccherebbe allo Stato realizzare, in ossequio a quel tanto declamato principio del “rispetto dei cittadini” che se oggi sta subendo qualche colpa anche al Nord, a causa della crisi finanziaria e del rigore dell’Europa, al di sotto del Garigliano è stato sempre un ospite scomodo ed indesiderato. Così come lo è – tranne quanto si tratta di spillargli risorse – il Sud. Ed il peggio è che continuerà ad esserlo fino a quando non riusciremo a cancellare la colonia Sud e riconquistare emancipazione, libertà e indipendenza insieme.