KUMMUNIKATU: “30 marzo 2019 – 737° anniversario della grande Rivoluzione del Vespro”

Nella ricorrenza del 737° anniversario della grande Rivoluzione del Vespro, gli Indipendentisti ru’ “Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti” rivendicano, innanzi tutto, il rispetto dei Diritti Fondamentali del Popolo Siciliano, compreso il Diritto al recupero della propria Memoria Storica ed il Diritto alla Verità.

LA CIVICA GALLERIA D’ ARTE MODERNA DI PALERMO NEL COMPLESSO MONUMENTALE DI SANT’ ANNA – NELLA FOTO L’ OLIO SU TELA “I VESPRI SICILIANI 1890 – 1891 DI ERULO EROLI

In questo contesto va rivolto un sincero apprezzamento per la iniziativa dell’apposito Comitato organizzatore di promuovere – ( per la giornata di sabato 30 Marzo 2019), – innanzi tutto, la commemorazione dell’evento storico nella Chiesa del Santo Spirito, – sul cui sagrato il Lunedì di Pasqua del 1282 ebbe inizio la Rivoluzione.

La chiesa del Santo Spirito o chiesa del Vespro è una chiesa normanna di Palermo, già abbazia cistercense. La chiesa si trova all’interno del cimitero di Sant’Orsola

Ed è pertanto prevista anche una solenne cerimonia religiosa che sarà officiata dal Parroco Padre Angelo Li Calzi.

Com’è noto si tratta di un adempimento che si perpetua, senza interruzioni, ogni anno, sin dal 31 Marzo del 1882.

Il suddetto Comitato ha pure il merito di avere promosso, l’organizzazione di un corteo “Cu’ cci veni a Palermu? 30 marzo 2019” che, uscendo dal Cimitero di Sant’Orsola, si snoderà per le vie del “Centro Storico” fino alla Piazza “Croce dei Vespri”, coinvolgendo, il maggior numero di Cittadini possibile.

A Caltagirone (città simbolo del Sicilianismo soprattutto nel secolo scorso) una delegazione dell’FNS, guidata dal Segretario Nazionale Francesco Perspicace, si è recata a rendere un omaggio floreale ai piedi del monumento dedicato all’Eroe simbolo della Guerra del Vespro “Gualtiero da Caltagirone”.

Gualtiero da Caltagirone e il suo grido di battaglia “Bonu Statu e libbirtàti!”

Ma chi è Gualtiero?

di Antonino Ragona

Potente barone di origini francesi, Signore di Butera, Gulfi e Boalgino. Cognato del generale angioino Bertrando Buccardo detto Artus e sposo di Ioletta figlia di Giovanni di Lentini, vice ammiraglio di Carlo d’Angiò. Pur essendo quindi in buona parte filo-angioino intervenne nel Vespro caldeggiando in un primo momento la soluzione aragonese.

Tuttavia Gualtiero era assertore di una soluzione “siciliana” alla crisi, ovvero una reale indipendenza dell’isola, anche se sotto l’egida della Chiesa. Parteggiò quindi per gli aragonesi, finché Pietro III conquistata la Sicilia non iniziò a mirare alla conquista del Regno di Sicilia quando si pose in contraddizione anche con questo. Tale scelta incise probabilmente anche sulla sua condanna a morte.

Gualtiero sollevò il proprio esercito contro gli aragonesi una prima volta nel corso del 1282, asserragliandosi a Butera (CL) ma venne persuaso a deporre le armi grazie all’intervento diplomatico del capitano Alaimo di Lentini, uomo di fiducia di Giacomo II d’Aragona luogotenente sull’isola della corte di Pietro.

Dopo l’incoronazione il re Pietro III, con un diploma del 2 settembre 1282, annunciò la prosecuzione della riscossione delle tasse e dei contributi per continuare la guerra oltre lo stretto di Messina. Molti Signori, ravvisando un comportamento simile agli agioini, si posero subito in contrapposizione: Gualtiero si ribellò apertamente e nell’aprile del 1283 si asserragliò nuovamente nel suo castello di Butera con sessanta cavalieri. Alaimo di Lentini intervenne di nuovo, catturando Gualtiero e condannandolo a morte (1283).

Le decapitazioni

Gualtiero venne giustiziato per decapitazione il 22 maggio 1283 nel Piano di San Giuliano (oggi piazza Umberto I) a Caltagirone, insieme a Manfredi de Montibus e Francesco de Todis. La confusione sociale di quel periodo condusse ad una cruda resa dei conti, e diversi baroni, che si erano mostrati poco inclini ai nuovi conquistatori aragonesi, furono condannati al patibolo, come, oltre ai citati, Giovanni Bongiovanni e Tano Tusco nella sola Sicilia orientale. Alla successiva esecuzione per decapitazione assistette tutta la corte aragonese con in testa il futuro re Giacomo II d’Aragona e le più alte autorità civili e militari del regno fra cui il vicario Guglielmo di Calcerando, il Giustiziere Natale Ansaione, il Gran Giustiziere del Regno Alaimo di Lentini, il Gran Cancelliere del Regno Giovanni da Procida[5]. Fra le località siciliane che vennero coinvolte nella ribellione filo-angioina, a seguito del Vespro Siciliano, vi è il Castello di Sperlinga, dove i soldati angioini si rinchiusero aspettando un aiuto da parte di Carlo d’Angiò e resistendo all’assedio per quasi 13 mesi. Gli aragonesi ritenevano che la guarnigione avesse contatti con Gualtiero.

L’azione di Gualtiero volta alla indipendenza siciliana lo fanno ricordare come martire ed eroe patriottico.

Nel 1983 ricorrendo l’anniversario del VII secolo dalla decapitazione nella piazza San Francesco, nel Centro storico di Caltagirone venne collocata una statua equestre di Gualtiero, opera di Giacomo Baragli. Il suo corpo è oggi sepolto all’interno di una colonna nella chiesa di Santa Maria del Monte a Caltagirone.