Un’unitarista convinto come Giustino Fortunato, nella lettera a Pasquale Villari del 2 settembre 1899, scriveva: «L’Unità d’Italia… è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali».
Gli fece eco Gaetano Salvemini (1900): «Se dall’Unità d’Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata… è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone». Sempre Fortunato in un’altra lettera del 1923 diretta a Salvemini scriveva: «Non disdico il mio “unitarismo”. Ho modificato soltanto il mio giudizio sugli industriali del Nord. Sono dei porci più porci dei maggiori porci nostri. E la mia visione pessimistica è completa».