“25 aprile”: i siciliani festeggiano il ritorno a colonia italiana

Il 25 aprile è uno dei simboli su cui si fonda l’identità “italiana” e come tale esso è artificioso, creato a tavolino, e riguardante sempre e solo una sola parte della popolazione dello Stato: quella del nord.

Il 25 aprile quindi lo Stato italiano festeggia la liberazione dal nazi-fascismo, ma chi ha un minimo di dimestichezza con le date storiche non può non notare che gli Alleati sbarcarono in Sicilia nel luglio del 1943 firmando l’armistizio l’8 settembre dello stesso anno.

Quindi cosa successe nell’Isola fino al 25 aprile 1945?

Con l’arrivo degli Alleati, per i siciliani finisce una guerra che non li riguardava e che per questo non volevano combattere, e ne inizia un’altra; questa sì, invece, voluta. Una “guerra di liberazione” da quello Stato che li aveva trattati, sin da quel 1860, come colonia.

In Sicilia, quindi, si lottò per l’indipendenza e la ricostituzione dello Stato siciliano. Ricostituzione perchè quello Stato già esisteva, e aveva avuto una vita plurisecolare, fino a quando nel 1816 il Re Ferdinando III di Sicilia e IV di Napoli, non lo cancella con un colpo di penna creando a tavolino uno Stato, il Regno delle Due Sicilie, che non era altro che la continuazione del regno di Napoli.

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Il separatismo degli anni’40 del Novecento non fu, come spesso detto, una parabola, una fiammata nata dal disordine di quei tragici momenti.

In realtà l’ideale separatista o, meglio dire, nazionalista, in Sicilia ha origini molto antiche. Per rimanere solo in epoca contemporanea possiamo citare le varie rivoluzioni e rivolte nazionaliste del periodo borbonico del 1812, del 1820, del 1848 (quest’ultima portò per 16 mesi all’indipendenza), e anche col neonato Stato italiano, queste rivoluzioni continuarono, basti pensare alla cosiddetta rivolta del “Sette e mezzo” nel 1866.

Anche sotto il regime fascista l’indipendentismo è presente e Mussolini lo sa bene. Il 5 agosto 1941, il Duce ordina, attraverso un telegramma, di allontanare dagli uffici pubblici della Sicilia tutti i funzionari nativi dell’isola.

Nel luglio del 1943 arrivano gli Alleati in Sicilia con l’operazione Husky.

Mappa Operazione Husky in Sicilia

Mappa Operazione Husky in Sicilia

Alcuni separatisti, tra cui Andrea Finocchiaro-Aprile, danno vita al Comitato per l’Indipendenza Siciliana (CIS) – evoluzione del precedente “Comitato d’azione provvisorio” sorto appena gli Alleati occuparono Pantelleria – emanando proclami al popolo siciliano in cui si evidenziava l’ineluttabile fine del regime fascista e lo sfaldamento dell’unità statale italiana, inneggiando alla creazione di uno Stato siciliano indipendente.

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Dopo 39 giorni l’intera Isola è occupata dagli Alleati che creano l’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories), un governo militare per i territori occupati.

Una delegazione di separatisti presieduta da Finocchiaro Aprile si fece avanti per prima, per chiedere l’investitura del potere nell’Isola.

Altri siciliani, ex esponenti dei partiti italiani esistenti prima dell’avvento della dittatura (Pci, Psi, Pd’A e Dc), chiesero agli Alleati “nel sicuro auspicio della più rapida e totale liberazione della patria che sia mantenuta intatta l’unità d’Italia.”

L’AMGOT per tutta risposta si affidò ai separatisti essendo, in quel momento, l’unica organizzazione politica esistente nell’isola. Tutte le cariche pubbliche furono affidate a loro.

Nel momento di massimo fulgore del movimento separatista gli iscritti, in tutta l’isola, risulterebbero 31.245, ma il numero dei simpatizzanti sarebbe molto più elevato. Voci autorevoli, secondo il rapporto dei Reali Carabinieri, farebbero ascendere il numero di iscritti e simpatizzanti a 450 mila.

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L’8 settembre viene firmato l’armistizio. Da quel momento le cose cominciano a cambiare. Gli americani tendono sempre più a svincolarsi dai separatisti anche su volontà dell’URSS che temeva che l’Isola potesse diventare una piattaforma inglese o americana nel Mediterraneo.

Nel febbraio del 1944, l’amministrazione dell’Isola passa dalle mani del governo militare a quelle del governo badogliano di Brindisi.

La Sicilia, dopo un breve periodo di libertà sociale e economica, ritorna sotto il fascismo e l’Italia. E il passaggio fu ovviamente traumatico. Il ritorno dei soldati italiani era salutato, nel porto di Palermo, con la scritta “Jativinni, Andatevene! Badogliani e curnuti“.

A marzo viene istituita la figura dell’Alto Commissario per la Sicilia inizialmente rappresentata da Francesco Musotto, di idee autonomiste, successivamente sostituito da Salvatore Aldisio voluto dal CNL siciliano tradizionalmente avverso al separatismo.

Qualche mese dopo, Roma viene liberata, cessa di esistere il Regno del Sud e il CNL romano prende le funzione di comitato centrale nazionale e ottiene la nomina a Presidente del Consiglio di Ivanoe Bonomi.

In questo periodo, Antonio Canepa, sotto lo pseudonimo di Mario Turri, pubblica clandestinamente un pamphlet intitolato “La Sicilia ai Siciliani” composto da una serie di opuscoli di natura separatista e di sinistra.

Il 20 ottobre a Taormina si svolge il primo congresso di quello che ormai è il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS) che viene interrotto dalla ferale notizia che, il giorno prima a Palermo, cittadini inermi in protesta per la mancanza di pane e lavoro vengono assaltati e uccisi con bombe a mano e fucili dall’esercito italiano. E’ la cosiddetta Strage del pane.

Strage del pane

Strage del pane

Inoltre, già a seguito della nomina di Aldisio, erano iniziati gli attacchi, le perquisizioni e le chiusure delle sedi e gli arresti di militanti del MIS ad opera delle forze di polizia.

La situazione cominciava a farsi insostenibile per i separatisti e dall’ottobre del 1944 s’incominciò ad avallare la nascita di un’organizzazione militare clandestina che agisse a fianco dell’attività politica del movimento.

Tra febbraio e marzo del 1945 cominciò l’opera di reclutamento dei volontari per l’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia), di Antonio Canepa che mise subito insieme circa 500 guerriglieri.

Inoltre, tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 si registrò un’escalation di violenza che culminò nei moti del “non si parte!”. Si trattò della vigorosa ed esagitata risposta popolare alla decisione del governo di chiamare alle armi le classi 1921 e 1922. Scoppiarono in tutta la Sicilia, addirittura alcuni centri quali Comiso, Palazzo Adriano e Piana dei Greci si proclamarono repubbliche indipendenti.

I moti del “non si parte!” e l’EVIS sono l’inevitabile risposta al tentativo dello Stato italiano di annientare il separatismo e di continuare ad usare i siciliani come carne da macello.

Questo è ciò che accadeva in Sicilia fino al 25 aprile 1945. Ma non è finita qui.

Il 17 giugno Canepa fu ucciso durante una sparatoria ad un posto di blocco, sulla strada per Randazzo, in contrada Murazzu Ruttu.

In realtà il leader dell’EVIS morì dissanguato per l’immediato mancato soccorso da parte delle forze dell’ordine. Insieme a lui caddero gli evisti Giuseppe Lo Giudice e Carmelo Rosano. Vi era anche Nando Romano dato per morto, ma in realtà era ancora vivo e fu salvato poco prima di essere frettolosamente tumulato, insieme agli altri tre, nel cimitero di Giarre dai carabinieri.

Intanto il nuovo governo Parri inaspriva le misure contro gli esponenti del MIS facendo arrestare i leaders Finocchiaro Aprile, Varvaro e Restuccia. I tre furono mandati al confino per l’attività politica svolta.

In tutto questo ricordo che il 25 aprile era avvenuta la “liberazione” (sic).

L’EVIS si riorganizza. Le redini dell’organizzazione militare vengono affidate a Concetto Gallo. Questi propone di contattare le bande di briganti, quali quelle di Giuliano e degli Avila, per effettuare una lotta comune e per non disturbarsi a vicenda.

Concetto Gallo

Il 29 dicembre del ’45 avviene la battaglia decisiva di San Mauro di Caltagirone, tra EVIS e esercito italiano, che pone fine all’esperienza militare separatista.

Questo è brevemente ciò che accadde tra il 1943 e il 1945 in Sicilia. Chiaramente ci sarebbe da approfondire.

Ciò che successe dopo è una storia di stragi, come quelle di Portella della Ginestra e di Messina in cui l’esercito sparò nuovamente sui siciliani che manifestavano davanti la Prefettura, come dire “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”.

strage messina 1947

Lo scontro tra Sicilia e Italia si svolgerà anche tra gli scranni della neonata Assemblea Regionale Siciliana. Con uno Statuto autonomo che, con la definitiva uscita di scena del MIS con le elezioni del 1951, perderà i suoi più strenui difensori.

Lo Statuto speciale siciliano 15 maggio 1946

Lo Statuto non verrà mai attuato per volontà politica dei partiti italiani e volontà istituzionale degli organi dello Stato che non rispetteranno la Costituzione di cui lo Statuto è parte integrante.

Buona festa della “Liberazione”.

(fonte https://voluntassiculorum.wordpress.com/)